In occasione della Giornata della Memoria, troppo spesso si dimentica l’olocausto vissuto dalle persone disabili.
Il 27 gennaio viene celebrata la Giornata della Memoria in ricordo dell’olocausto; nel 1945 le truppe sovietiche liberarono il campo di concentramento di Auschwitz.
Come le testimonianze ci ricordano sono state migliaia le vittime di uno dei periodi storici più drammatici mai esistiti.
Le radici dell’epurazione
Già nell’antica Grecia, a Sparta, dove solo il kalos (bello) era compatibile con l’agatos (buono), come ci racconta Plutarco:
“non conveniva infatti né alla polis, né al bambino stesso che fosse lasciato crescere per restare sempre debole e dal fisico infelice” (Vita di Licurgo, 100 a.c.)
tanto che i neonati venivano lasciati morire, o gettati dal monte Taigeto.
Anche nell’antica Roma, esisteva una rupe degli ignobili dalla quale gettavano i traditori e i fanciulli che si presentavano “ictu oculi” deboli e deformi.
L’epurazione dei disabili: il progetto Aktion T4
Nel progetto di epurazione della razza uccisero circa 70.000 persone con disabilità nel biennio 1939-1941 complessivamente; considerando che la strage proseguì negli anni a seguire si stima che il numero di vittime sia salito a 200.000.
Con Adolf Hitler prese avvio il progetto Aktion T4 che utilizzava le persone con disabilità come cavie per testare tecniche di eutanasia e sterilizzazione, a partire dai bambini per poi proseguire con gli adulti.
Nel 33 partì la legge sulla sterilizzazione e due anni dopo quella sulla salute coniugale. Obiettivo era impedire la procreazione e l’unione coniugale tra persone con disabilità. A distanza di pochi anni, un decreto obbligò ostetriche e dottori a segnalare allo Stato tutti i bambini nati con problemi di salute.
L’Aktion T4, rivolto ad adulti con disabilità, nacque con un criterio di ordine economico, ovvero il loro sterminio avrebbe permesso di risparmiare allo Stato cifre sostanziose.
Il T4 stava ad indicare la Tiergartenstrasse 4, l’indirizzo di Berlino, del quartier generale dell’ente pubblico per la salute e l’assistenza sociale, che di tutela della salute e di assistenziale non aveva nulla.
Per non dimenticare
“Vite indegne di essere vissute”, con questa frase iniziò tutto. L’olocausto dei disabili e delle altre vittime, avviene ancora in numerose parti del mondo, seppur in forme diverse. Se lasciamo che qualcuno si arroghi il diritto di decidere quale vita sia dignitosa e quale no o chi possa godere di certi diritti e chi no, stiamo aprendo la strada a nuove stragi di innocenti.