L’inclusione scolastica rappresenta un processo fondamentale che permetta la piena partecipazione alle attività scolastiche degli studenti che presentano una qualche forma di disabilità o bisogni educativi speciali (BES). È stata indubbiamente importante la strada finora percorsa, ma ancora molto c’è da fare. Questo articolo vuole proporre una riflessione sulle buone prassi utili affinché qualsiasi alunno sia parte integrante e integrata all’interno della propria classe e dell’istituto scolastico.
Dichiarazione di Salamanca
Nel 1994 all’interno della Conferenza Mondiale sull’Educazione Inclusiva Inclusione venne sviluppata la Dichiarazione di Salamanca che ha sottolineato l’importanza di spostare l’attenzione dall’educazione speciale alla diversità intesa come valore in sé. Ne consegue una riflessione più ampia sul concetto di inclusione scolastica.
Quale differenza c’è tra integrazione e inclusione scolastica?
Frequentemente il termine integrazione ed inclusione vengono utilizzati come sinonimi, in realtà in tutti gli ambiti di vita, assumono significati diversi e ne conseguono interventi di natura diversa.
Barzaghi definisce così il concetto di inclusione:
“attribuisce importanza all’operatività che agisce sul contesto, mentre nel concetto di integrazione l’azione si focalizza sul singolo soggetto portatore di deficit o limiti di vario genere, al quale si offre un aiuto di carattere didattico e strumentale per il superamento/attenuazione degli stessi e per essere integrato nel sistema”.
Che cos’è allora l’inclusione scolastica?
L’inclusione scolastica è un fatto che riguarda non più solo la persona ma il contesto: non è quindi un processo di inserimento del singolo alunno in un determinato contesto, quanto piuttosto una definizione del contesto che permetta la completa possibilità dello studente di diventarne soggetto che a pieno titolo
L’inclusione scolastica è un diritto che nessuno deve guadagnarsi e a livello mondiale devono essere attuate azioni di supporto per garantire a tutti un’educazione inclusiva.
Quali sono gli indicatori che ci consentono di comprendere l’efficacia del processo di inclusione?
- Sottili condizioni di esclusione: prima ancora di non partecipare con i compagni ad attività comuni, gli studenti con disabilità non condividono con essi l’ambiente psicologico e rischiano di non sviluppare un senso di appartenenza alla classe.
- Il tempo scuola degli alunni con disabilità: questa tematica lascia aperte alcune questioni ancora da indagare che riguardano i motivi che determinano l’uscita dalla classe degli alunni disabili, le attività svolte fuori dalla classe e le modalità di svolgimento e la presenza o meno di differenze in base alla diagnosi.
- Approccio prevalentemente medico basato sul binomio alunno con disabilità-insegnante di sostegno: la legge italiana prevede che l’insegnante di sostegno sia insegnante per l’intera classe e che l’insegnante curricolare sia responsabile del processo educativo di tutti gli studenti.
- Insegnanti curricolari poco coinvolti nel processo di inclusione e privi di una formazione di base nella didattica speciale: il binomio esclusivo insegnante di sostegno-alunno disabile non solo è una fonte di segregazione e di stagnazione del rapporto educativo, ma anche un modo per deresponsabilizzare gli insegnanti curricolari.
Bibliografia di approfondimento
- Zanobini M. e Usai M.C. (2019) Psicologia della disabilità e dei disturbi dello sviluppo. Nuova edizione aggiornata e ampliata, Franco Angeli, Milano.
- Di Nuovo S. (2019), Una scuola normale per i bisogni speciali. Psicologia e Scuola, 39: 3, 44-48.
- Di Nuovo S. (2018), Alunni speciali, bisogni speciali. Il Mulino, Bologna.
- Barzaghi C.M. e Azzini F: (2020), Strategie inclusive nella scuola secondaria di secondo grado. Psicologia e Scuola, 40: 1, 51-53.
- Zanobini M. (2020), L’inclusione scolastica: atteggiamenti, partecipazione e benessere degli alunni. Psicologia e Scuola, 40: 1, 46-50.
- Cramerotti S. , Ianes D., Fogarolo F. “(2021), Il nuovo PEI in prospettiva bio-psico-sociale ed ecologica. Erickson, Trento.